La Rivolta di Varsavia del 1 agosto 1944 ha segnato un momento storico di amore, orgoglio.
Era tanta la voglia di insorgere da parte dell’Esercito Nazionale Polacco, che dalle ore 17:00 del 1 agosto 1944, fino al 2 ottobre dello stesso anno, hanno combattuto per circa un paio di mesi contro le forze naziste che occupavano la città.
Monumento all’insurrezione di Varsavia, ul. Długa 22
L’esercito sovietico era ormai giunto alle porte di Varsavia, dopo le grandi vittorie dell’offensiva d’estate sul Fronte orientale.
Il tragico fallimento dell’insurrezione, spietatamente schiacciata dalle armate tedesche dopo due mesi di battaglia cittadina, e soprattutto le cause di questo fallimento, principalmente ricondotte da alcune correnti storiografiche al mancato soccorso ai rivoltosi da parte dell’Armata Rossa, sono tuttora al centro di discussioni storico-politiche.
Gli omicidi sulla popolazione civile commessi a Varsavia (in particolare nei quartieri di Wola 38 mila persone, Ochota oltre 10 mila e di Mokotów) avevano l’intento di distruggere la forza vitale della città, e metterla in ginocchio essendo la capitale della Polonia.
La gente veniva raccolta nei capannoni delle fabbriche, nelle chiese e in altri grandi edifici e poi uccisa a sangue freddo, addosso ai muri dei palazzi.
Atti spregevoli che hanno dato luogo alla fucilazione di intere famiglie con neonati.
I cadaveri venivano ammassati in grandi pile a cui poi veniva appiccato il fuoco. Di questo compito se ne occupava il Verbrennungskommando Warschau, costituito dai prigionieri delle SS.
Alla fine del luglio del 1944 le armate del 1º Fronte Bielorusso del generale Rokossovskij erano arrivate a Varsavia, dopo il loro travolgente successo durante l’Operazione Bagration, sulla riva destra della Vistola, che attraversava la periferia orientale della capitale.
Dai tetti della case di Varsavia era possibile vedere gli accampamenti dei sovietici; l’avanzata russa sembrava potente e inarrestabile e i nazisti, consapevoli dell’imminente attacco nemico, sembravano in preda al panico e in procinto di abbandonare la capitale polacca.
L’idea di una insurrezione contro i tedeschi era legittimata dalla convinzione che, in caso di difficoltà, i sovietici sarebbero intervenuti in soccorso dei polacchi.
Quindi i ribelli uniti nell’Armia Krajowa decisero di scatenare la rivolta di Varsavia.
L’accordo era quello di far scattare la rivolta alle ore 17 del 1º agosto e colse di sorpresa i soldati tedeschi. Tuttavia gli uomini polacchi di Komorowski imbracciavano solamente poche armi, alcune mitragliatrici e pistole, bottiglie di vetro e ombrelli a punta.
Anche l’addestramento era, per forza di cose, approssimativo, e i primi attacchi finirono in bagni di sangue e perdita di uomini.
Ben presto Komorowski, detto Bor, che disponeva di circa 45.000 uomini, fu costretto a ripiegare sulla guerriglia urbana, mentre il comando delle operazioni tedesche fu affidato al generale delle SS Erich von dem Bach.
La resa dell’Esercito Nazionale Polacco fu siglata il 2 ottobre 1944 da Komorowski e da von dem Bach.
I tedeschi riconobbero agli insorti ed ai civili catturati lo status di prigionieri di guerra, tutelati quindi dalla convenzione di Ginevra, ma imposero la deportazione di quasi mezzo milione di persone in previsione dell’esecuzione di uno dei più insensati ordini di Adolf Hitler: la totale distruzione della città di Varsavia.
Mentre i rivoltosi si consegnavano ai militari tedeschi a pochi chilometri di distanza, oltre il fiume Vistola, stazionava inattivo l’esercito sovietico.
Una volta sgomberata dalla popolazione, Varsavia fu distrutta, casa per casa, da corpi delle SS sottratti al combattimento per tale scopo; solo nel gennaio del 1945 l’Armata Rossa arrivò nella capitale abbandonata dai tedeschi e ridotta in macerie.
Il tragico epilogo della rivolta incrinò i rapporti fra gli Alleati ed il governo polacco che il 3 ottobre 1944 rilasciò il seguente comunicato:
“Non abbiamo ricevuto alcun sostegno effettivo… Siamo stati trattati peggio degli alleati di Hitler in Romania, in Italia e in Finlandia.
La nostra rivolta avviene in un momento in cui i nostri soldati all’estero stanno contribuendo alla liberazione di Francia, Belgio e Olanda.
Ci riserviamo di non esprimere giudizi su questa tragedia, ma possa la giustizia di Dio pronunciare un verdetto sull’errore terribile col quale la nazione polacca si è scontrata e possa Egli punirne gli artefici.”
La scarsa considerazione che il Comando degli Alleati aveva per le richieste polacche a fronte di quelle russe, del resto, era già stata evidenziata ai tempi della Conferenza di Teheran, avvenuta 9 mesi prima dell’inizio della rivolta, dove Churchill, Stalin e Roosevelt si erano accordati perché la Russia mantenesse i territori polacchi acquisiti nell’invasione del 1939 e inglobasse il resto della Polonia nella propria orbita, ma il governo polacco venne a sapere di tali decisioni solo durante la Conferenza di Yalta, a guerra ormai conclusa.
La rivolta di Varsavia al cinema
I dannati di Varsavia (Kanał), diretto da Andrzej Wajda (1957)
Il pianista (The Pianist), diretto da Roman Polański (2002)
La signora dello zoo di Varsavia (2017)
Proprio il 1 Agosto 2014 decisi di vivere a Varsavia. Scopri dove mi trovavo!
Tanti tour offerti su Civitatis per Varsavia, Cracovia, Danzica, Katowice, Poznan, Breslavia.